Il Comportamento Alimentare – Parte 1
L’atto del mangiare rappresenta una delle espressioni corporee e comportamentali degli esseri umani e di tutta la loro meravigliosa complessità; mangiare potrebbe sembrare un atto semplice, finalizzato al nutrimento ed alla sopravvivenza, invece, come la piccolissima punta di un enorme iceberg, è solo la manifestazione di molteplici interconnesse sfaccettature, di un intenso groviglio di esperienze, sensazioni, emozioni, pensieri, movimenti interiori di vario tipo.
Al cibo vanno associati diversi significati: il cibo è relazione, è gioia e convivialità ma il cibo può anche rappresentare consolazione, rifugio, dolore, aspetti sottesi a disregolazioni emotive o cognitive.
In caso di sovrappeso, se bastasse seguire una dieta ipocalorica, praticare sport, e non cedere ad alcuna tentazione, questo problema non esisterebbe ma le cose non sono così semplici e lineari: tra l’input di una dieta e l’output di un comportamento sano c’è l’uomo e la sua complessità.
Sovrappeso e obesità conducono a patologie di vario genere, soprattutto metaboliche e generano una sofferenza intima che condiziona ogni aspetto della vita della persona che ne soffre; in un loop infinito di tentativi e fallimenti, esse vagano alla ricerca di un qualsiasi trattamento miracoloso che le “guarisca” cronicizzando, in tal modo, sia il disturbo che la sofferenza.
A questa realtà, però, non corrisponde quasi mai una risposta adeguata idonea ad affrontare la complessità di questa condizione. I trattamenti sono quasi sempre incentrati su prescrizioni alimentari ed imposizioni comportamentali destinati, prima o poi, al fallimento se non inclusivi dell’approfondimento delle cause al fine di poter intervenire su di esse con un più adeguato approccio multidisciplinare che tenga in considerazione gli aspetti biologici, psicologici e sociali della persona.
Nel prossimo articolo vedremo meglio quali fattori incidono su questo comportamento.